
Il mondo delle auto elettriche si prepara ad accogliere un nuovo protagonista. Dopo aver conquistato milioni di utenti con smartphone e dispositivi connessi, Xiaomi punta a entrare ufficialmente nel mercato europeo delle vetture a batteria. L’obiettivo è fissato per il 2027, anno in cui il marchio cinese porterà per la prima volta le sue auto nel Vecchio Continente.
A trainare questo debutto saranno due modelli già noti in Cina: la berlina sportiva SU7 e il nuovo SUV YU7, che hanno già raccolto numeri da record in termini di ordini. L’arrivo in Europa non sarà però immediato né privo di difficoltà: tra normative severe, dazi doganali e una capacità produttiva ancora limitata, la sfida per Xiaomi è appena cominciata.
Lo sbarco di Xiaomi in Europa nel 2027
Il debutto europeo di Xiaomi è fissato per il 2027, anno in cui il colosso cinese dell’elettronica di consumo inizierà a vendere ufficialmente le sue auto elettriche nel Vecchio Continente. Non si tratta di indiscrezioni, ma di una decisione confermata dal CEO Lei Jun e dal management dell’azienda, che hanno scelto l’Europa come primo mercato estero per i loro veicoli a batteria. L’azienda ha già venduto un buon numero di auto anche in Russia, ma solo tramite importazione parallela.
Protagonisti di questa nuova fase saranno i due modelli principali: la SU7, una berlina sportiva con architettura a 800 volt e pacchi batterie fino a 101 kWh, capace di accelerare da 0 a 100 km/h in meno di 3 secondi, e la YU7, un SUV di fascia media pensato proprio per i mercati cinese ed europeo. Entrambi sono stati accolti in patria con una domanda enorme: il SUV ha raccolto oltre 240.000 ordini in 18 ore, mentre la SU7 si è fatta notare anche per i record registrati sul circuito del Nürburgring.
Per il lancio europeo, Xiaomi sta lavorando a una rete che unisca centri R&D in Germania, nuovi store Mi Home e canali distributivi locali. A bordo delle vetture sarà presente l’ecosistema HyperOS, in grado di integrare smartphone, dispositivi smart home e automobile. Non mancheranno servizi già familiari agli utenti europei, come Apple CarPlay, per rispettare le normative e incontrare le abitudini dei consumatori.
Sfide produttive e ostacoli da superare
Il successo riscosso in Cina da Xiaomi YU7 ha messo subito in luce un problema cruciale: la produzione non riesce a tenere il passo con la domanda. Al lancio, il SUV ha registrato centinaia di migliaia di preordini in poche ore, ma i tempi di consegna stimati superano le 56 settimane. Anche la berlina SU7 non è esente da ritardi: a fronte di una capacità annunciata di 350.000 unità l’anno, le consegne effettive non hanno raggiunto quota 200.000.
Questa difficoltà di produzione rappresenta il primo grande ostacolo all’ingresso in Europa. Per rispettare la tabella di marcia, l’azienda dovrà ampliare gli impianti e stabilizzare la supply chain. Non a caso, Xiaomi ha ridotto le stime di produzione annua a circa 300.000 unità, cercando di allineare la realtà industriale alle promesse.
Un altro nodo è quello regolatorio e fiscale. In Europa le auto elettriche importate dalla Cina sono soggette a un dazio del 10%, a cui si aggiungono ulteriori tariffe compensative che possono arrivare fino al 20%. Senza una produzione localizzata o accordi commerciali dedicati, i prezzi finali rischiano di salire sensibilmente, minando uno dei principali punti di forza di Xiaomi: l’ottimo rapporto qualità-prezzo.
Infine c’è il tema della sicurezza e della conformità normativa. Le regole europee sugli aggiornamenti software OTA e sulla cyber security (UNECE R155 e R156) impongono standard elevati, così come la General Safety Regulation 2 che dal 2024 richiede una serie di sistemi ADAS obbligatori. Xiaomi ha già avviato i test di omologazione in Germania, ma dovrà garantire continuità anche nel post-vendita e nell’assistenza tecnica, per costruire una credibilità paragonabile a quella dei marchi automobilistici tradizionali.
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